Annamaria Anelli è una Business Writer con una lunga esperienza nel campo della scrittura professionale e nella formazione dedicata alle aziende sui temi della comunicazione scritta, in particolare sul valore e il potere della scrittura semplice e chiara; un modo di prendersi cura delle persone sia all’interno dell’azienda o istituzione, sia verso partner, collaboratori e soprattutto clienti.
Annamaria è anche docente di scrittura efficace in corsi dedicati a professionisti e in master universitari. Se vuoi scoprirla oltre il web, puoi leggere “Caro cliente. Chat, email e messaggi automatici fuori e dentro l’azienda” (Zanichelli, 2018); “Di cosa scriviamo quando scriviamo per lavoro: Come raccontare prodotti e servizi con le parole giuste” (Zandegù, 2018); “Scrivere email, costruire relazioni: tecniche per non finire nel cestino” (Zandegù, 2016).: Puoi anche ascoltarla nei podcast “Le parole per farlo” e “Parole per conoscersi” per Storytel.
Abbiamo conosciuto Anna dal vivo a DiParola Festival, che abbiamo sponsorizzato e al quale abbiamo partecipato, convinti che l’impegno a facilitare la comunicazione attraverso il linguaggio chiaro sia un dovere per tutti.
Noi compresi: oltre al nostro nuovo sito web, rifatto con cura anche per rendere i nostri contenuti più accessibili, ci impegniamo ogni giorno a costruire un rapporto di fiducia con i nostri clienti sapendo bene quanto conta il nostro modo di esprimerci e di interagire con loro.
Abbiamo chiesto ad Annamaria di parlarci proprio del valore della comunicazione efficace, partendo dalla sua esperienza. Le lasciamo subito la parola.
Annamaria, per iniziare raccontaci tu il tuo lavoro quotidiano.
Intanto, grazie per questa chiacchierata e per l’ospitalità! La mia attività quotidiana è fatta soprattutto di preparazione per i miei corsi. Dal momento che l’80% del mio lavoro è costituito dalla formazione sulla scrittura efficace, la maggior parte del mio tempo di lavoro fuori dall’aula si svolge nella preparazione dei materiali, nella lettura, nell’approfondimento dei temi che affronto.
Qual è la tua formazione? Quale percorsi di studio e professionali ti hanno portata a diventare business writer e poi formatrice sui temi della comunicazione efficace?
Io ho una laurea in lettere moderne (in realtà avrei voluto studiare sociologia, ma ve lo racconto un’altra volta 😊), un master in web content management e una moltitudine di corsi svolti, ma è soprattutto il mio “sviluppo” professionale che mi ha portato a diventare la Business Writer che sono.
Ho iniziato come instructional designer (progettista di corsi) per l’Isvor Fiat, la scuola di formazione del Gruppo che adesso si chiama Stellantis, e poi, piano piano, sono passata dal back end al front end, come dico io. Dalla progettazione e scrittura dei corsi on line sono passata infatti ai corsi in presenza.
Il filo conduttore di tutto il mio percorso è stato sempre il lavoro sullo smatassamento della scrittura: sciogliere, chiarire, fare sintesi, semplificare. Tutti verbi che mi piacciono tanto perché rendono bene l’approccio da giardiniera che ho io con la scrittura.
Curo le parole come curo le mie piante (ne ho tante!) e non puoi curare le piante se non metti le mani nella terra, se non impari a tagliare e a lasciar andare. Puoi benissimo combattere gli oziorrinchi (sono piccoli insetti neri che mangiucchiano le foglie delle piante), ma non ti libererai mai di loro; così puoi combattere la fuffa, il burocratese, il difficilese e gli esercizi di ego espanso, ma è come svuotare il mare con un cucchiaino. A un certo punto impari a conviverci e fai di tutto per contenerli, consapevole che farli sparire è una mission impossible 😊
Cosa significa per un’azienda impegnarsi a comunicare in modo chiaro ed efficace?
Significa soprattutto aprirsi, spalancarsi all’idea che se scrive in maniera più comprensibile acquisirà clienti in più, migliorerà la vita di quelli esistenti, faciliterà il lavoro dei e delle proprie dipendenti, renderà più fluido l’ecosistema economico e sociale nel quale si colloca.
In due parole, aumenterà il grado di felicità percepita di chiunque graviti nella sua sfera: perché renderà più facile raccontare i prodotti, spiegare che cosa sa fare meglio e instaurare un rapporto più caldo e proficuo con i propri e le proprie clienti. Ci sono studi che spiegano come la semplicità aumenta la fiducia nei brand, mica lo dico io perché sono strana.
Il fatto che ci siano persone che fanno un lavoro di formazione come il tuo dimostra che c’è attenzione per i temi della comunicazione efficace e del linguaggio chiaro. Ma forse anche qualche resistenza: quali sono i dubbi e gli argomenti che senti citare di più a sfavore dei temi che porti in aula?
Intanto dico che ci sono soprattutto resistenze, e meno male, altrimenti avrei perso il lavoro tanti anni fa 😉
A parte gli scherzi, le persone resistono perché vedono minata la credenza fondante della propria identità lavorativa: cioè che più scrivi difficile più acquisisci autorevolezza agli occhi di chi ti legge. In più sento ancora molto persone che dicono: perché devo semplificare, perché devo agevolare chi mi legge o mi ascolta? Un po’ di fatica fa bene: io a scuola, ecc. Ecco, noi continuiamo a guardare il nostro ombelico e a considerarlo il centro del mondo.
Questo argomento della fatica mi colpisce tantissimo: ma perché le persone che ricevono una bolletta devono fare fatica a trovare i dati? Perché le persone che ricevono una comunicazione della banca devono sorbirsi pagine di fuffa? Perché un cliente che si lamenta di un disservizio deve sprofondare nel difficilese, brandito come spada affilata?
E poi, pensiamo alle persone che fanno fatica a leggere, a concentrarsi, che sono andate meno a scuola, che sono meno avvezze a usare la tecnologia come ausilio: noi, in azienda, tutti i giorni, scriviamo anche per loro. Cosa c’è di male nello sforzarsi di farsi capire, di rendere queste persone soggetti autonomi, in grado di prendere le proprie decisioni?
Com’è cambiato il lavoro di Business Writer negli anni e c’è ancora spazio per farlo in Italia, secondo te? Che consigli daresti a chi vuole diventare Business Writer?
Sotto l’etichetta di Business Writer in realtà c’è Annamaria, ma potrebbero esserci i nomi di Luisa Carrada o di Daniela Scapoli. Ognuna svolge questa professione in maniera differente. Io non scrivo/riscrivo quasi più nulla, anche se all’inizio della mia carriera lo facevo: testi per i siti soprattutto.
Ora faccio quasi solo formazione, ma spessissimo è una formazione che in realtà è consulenza: lavoro in maniera verticale e specifica su un tot di testi con un gruppo limitato di persone che possono “disporre di me” per scrivere, riscrivere, discutere, confrontarsi, usarmi come specchio… Mi trovo a tornare più volte in azienda e a supportare gruppi di lavoro con modalità diverse e pensate ad hoc.
C’è poco di standardizzato, ecco. L’unica costante è la mia età purtroppo 😊 Nel senso che è l’esperienza di tanti anni di lavoro che mi aiuta a circoscrivere gli ambiti, a trovare le forme adatte e i contenuti appropriati. Chi inizia la professione deve prepararsi ad anni in cui fa tante cose diverse e magari non riesce a unire subito i puntini. Lo farà con il tempo e l’esperienza. Perché ogni piccolo tassello contribuisce a dare spessore al professionista o alla professionista, e soprattutto alla persona. Perché le aziende scelgono qualcuno in base alle competenze, ma anche a chi c’è dentro i vestiti.
Cosa ti dà più soddisfazione del tuo lavoro?
Mi dà tanta soddisfazione quando le persone entrano con un’idea ed escono con quella contraria oppure si tengono la propria ma guardano le cose con occhi nuovi. E per loro le cose non avranno più il medesimo sapore. È un po’ come quando fai un corso di sceneggiatura e poi non riesci più a guardare un film come prima perché ti sorprendi a fare considerazioni tecniche su tutto. Anche una email o un report non sono più gli stessi, dopo che li guardi con gli occhi di chi legge.