Protezione dei minori online: le linee guida della Commissione europea e cosa puoi fare tu

“Come va la vita dei bambini nell’età digitale”? È questo il titolo del rapporto OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) dedicato alla vita dei più piccoli negli ambienti digitali, con risultati interessanti e che destano anche qualche preoccupazione.

Prima di esporre brevemente alcuni dei dati emersi dal rapporto, crediamo sia essenziale dare conto della premessa che l’OCSE descrive nella sezione del suo sito dedicata ai bambini nell’ambiente digitale, che riguarda molto da vicino non solo i decisori politici ma anche i genitori o le figure adulte che sorvegliano il modo di stare negli ambienti digitali dei minori di cui si prendono cura.

Come sottolinea l’OCSE:

  • il mondo online è complesso da affrontare e i rischi sono aumentati nel tempo. L’OCSE li classifica in questo modo:
    • contenuti: esposizione a contenuti dannosi, illegali, d’odio o disinformazione
    • comportamenti: rischi legati al comportamento dei minori stessi, come il cyberbullismo
    • contatti: rischi derivanti da interazioni con altri, ad esempio l’adescamento online
    • consumo: rischi come pubblicità ingannevole, marketing aggressivo, esposizione a contenuti pubblicitari non dichiarati in modo esplicito.
  • l’OCSE indica anche quali sono i rischi trasversali collegati:
    • privacy: raccolta e uso dei dati condivisi dai minori (ad esempio anche attraverso l’uso di app educative)
    • tecnologie avanzate: IA, IoT, biometria, analisi predittive sono utili ma possono amplificare bias e discriminazioni
    • salute e benessere: effetti della permanenza negli ambienti digitali su sonno, dieta, depressione, ansia, e dipendenza da schermi e social media.1
  • l’ambiente digitale crea un mondo di opportunità per i bambini: ad esempio, amplia le possibilità di studio ed espressione, connette i bambini a reti sociali, promuove cultura e partecipazione civica. Essendo ormai parte integrante della vita dei bambini, è necessario riconoscerne il valore, proteggendo i bambini dai rischi ma anche promuovendone i benefici: governi, famiglie e provider di servizi digitali devono essere uniti per favorire un ambiente sicuro e positivo.2

I bambini hanno quindi bisogno di protezione ma anche di aiuto e possibilità di sviluppare le loro competenze e la loro alfabetizzazione digitale: essere competenti significa avere gli strumenti per comprendere l’ambiente in cui sono immersi e per reagire con consapevolezza ai pericoli online.

I dati del rapporto OCSE

Nel quadro appena esposto si innestano i risultati del rapporto OCSE più recente (maggio 2025) che fornisce una fotografia del rapporto tra minori e digitale.3

Il rapporto dettagliato è disponibile online e alcuni dei punti salienti sono:

  • uso diffuso dei dispositivi digitali: quasi tutti i ragazzi di 15 anni hanno uno smartphone con connessione a internet (98%) o accesso a un computer o a un tablet a casa (96%). Il 70% dei bambini di 10 anni possiede uno smartphone 
  • almeno il 50% dei quindicenni passa oltre 30 ore a settimana online; il 17% riporta di provare ansia quando non può accedere allo smartphone o altro device digitale
  • l’uso dei media digitali diventa problematico quando i ragazzi e le ragazze faticano a gestire il tempo che passano online, con risvolti negativi sulle loro responsabilità quotidiane e sul loro benessere con rischi quali depressione, ansia, solitudine, difficoltà scolastiche, problemi legati all’immagine corporea, disturbi del sonno
    solo la metà dei quindicenni sa modificare le impostazioni di privacy dei device che usa e il 40% afferma di aver sofferto quando ha scoperto che le sue informazioni personali sono state pubblicate senza consenso.

Il rapporto mette anche in evidenza le opportunità offerte dalle tecnologie digitali, se usate in modo equilibrato: apprendimento, creatività, socialità, accesso a informazioni e servizi, migliori competenze scolastiche, migliori soft skill e benessere sociale.

Il rapporto indica anche quali sono i quattro pilastri per creare un ambiente digitale sicuro e positivo per i minori:

  • una regolamentazione e un design sicuro delle tecnologie
  • il ruolo centrale di scuole e insegnanti nella formazione digitale
  • il supporto a genitori e caregiver nella gestione della presenza dei minori negli ambienti digitali
  • il coinvolgimento diretto dei minori nella definizione delle policy che li riguardano.

Le linee guida per la protezione dei minori della Commissione Europea

Il 14 luglio 2025, la Commissione Europea ha pubblicato le linee guida dedicate alla protezione dei minori online come parte del Digital Services Act (DSA), il regolamento europeo che disciplina le piattaforme digitali e i loro obblighi verso gli utilizzatori.

Le linee guida raccolgono le misure che le piattaforme online devono adottare per garantire un ambiente digitale sicuro e adatto ai minori, per ridurre i rischi legati a contenuti, contatti, comportamenti e pratiche commerciali dannose, rafforzando allo stesso tempo privacy e diritti dei bambini (il riferimento sono sempre i rischi evidenziati dall’OCSE di cui abbiamo parlato all’inizio del post).

Le aree di intervento principali definite sono:

  1. implementare sistemi di verifica o stima dell’età per impedire l’accesso dei minori a contenuti/servizi non adatti a loro
  2. prevedere impostazioni predefinite sicure, ad esempio account privati di default, blocco di download/screenshot, disattivazione di geolocalizzazione e tracking 
  3. creare interfacce comprensibili ai minori, con informazioni chiare e strumenti accessibili, adeguati a diverse fasce d’età
  4. gli algoritmi che suggeriscono contenuti ai minori devono essere trasparenti, facili da controllare; non devono basarsi solo sul comportamento online dei minori ma privilegiare le preferenze esplicite e impedire la promozione di contenuti dannosi (ad esempio autolesionismo, odio o disturbi alimentari)
  5. limitare le pubblicità aggressive o occulte (product placement)
  6. rafforzare la moderazione dei contenuti, rendere semplici e trasparenti i sistemi di segnalazione/reclamo, offrire strumenti di supporto a minori e genitori/tutori
  7. coinvolgere i minori stessi nella progettazione e valutazione delle misure di sicurezza, e prevedere come monitorare in modo costante l’efficacia di queste tutele.

Parental control: il ruolo di chi si prende cura dei minori ogni giorno e li segue nell’uso degli ambienti digitali

Quando parliamo di parental control, usiamo un termine inglese che può suonare un po’ rigido: la parola “controllo” evoca una sorveglianza severa e un limite pesante all’accesso al mondo e ai contenuti digitali.

Meglio, quindi, pensare al parental control non come un insieme di strumenti per “spiare e vietare”, ma per aiutare i più piccoli a frequentare gli ambienti digitali in modo più sicuro: ricordando che i pericoli non vanno mai sottovalutati, ma che esistono anche i vantaggi che il digitale oggi offre in termini di apprendimento, divertimento e sviluppo di competenze che potranno tornare utili anche in età adulta.

L’obiettivo è quindi provare a guidare bambini, bambine, ragazzi e ragazze verso un uso più sicuro e consapevole di smartphone e tablet, confrontandosi con loro e fornendo spiegazioni sul perché i limiti sono necessari, valutando insieme l’opportunità di fruire di certi contenuti, e quindi evitando sia l’assenza totale di sorveglianza, sia il divieto pressoché totale di fare esperienza del mondo online.

I controlli parentali, se così li vogliamo tradurre in italiano, permettono ad esempio di:

  • impostare limiti di tempo e pause nell’uso dei dispositivi
  • filtrare siti e app non adatte all’età
  • bloccare acquisti proposti all’interno delle app (acquisti in-app)
  • ricevere report sul tempo di utilizzo, sulle app più usate o sugli orari di connessione

Tra i sistemi di parental control ci sono più app e software disponibili, di cui abbiamo già parlato anche in passato. Ricordiamo però alcuni dei sistemi più diffusi dai quali iniziare:

  • Google Family Link: offre controllo su app usate e possibilità di installarle solo dopo che l’adulto di riferimento ha fornito la sua approvazione, tempo di utilizzo, posizione e filtri su Google Play, YouTube e ricerca, gestione contatti, chiamate e messaggi, dispositivi su cui viene seguito l’accesso
  • Apple Family Sharing (In famiglia): perfetto per chi ha dispositivi Apple, permette di creare un gruppo “famiglia” e consente al genitore di approvare o rifiutare ogni tentativo di acquisto del figlio, e condivide la posizione delle persone che fanno parte del gruppo
  • Microsoft Family Safety: permette di impostare limiti di tempo d’uso per dispositivi, app e giochi su Windows, Xbox e Android; applicare filtri sui contenuti inappropriati per navigazione web e app; ricevere report settimanali sulle attività digitali come uso delle app e tempo davanti allo schermo.

Ricordiamo anche che in Italia, dopo le linee guida AGCOM 2023, tutti i provider devono offrire un parental control gratuito e facile da attivare. Noi di Ehiweb ne abbiamo parlato anche nei nostri post Parental control: la delibera AGCOM per la protezione dei minori e il ruolo dei provider e Parental control: come impostarlo se hai una nostra connessione a internet.

Infine, due risorse per approfondire che potresti trovare interessanti:

Fonti:

1 – OECD (2021), “Children in the digital environment: Revised typology of risks”, OECD Digital Economy Papers, No. 302, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/9b8f222e-en.

2 – Recommendation of the Council on Children in the Digital Environment

3 – OECD (2025), How’s Life for Children in the Digital Age?, OECD Publishing, Paris, https://doi.org/10.1787/0854b900-en.